La Storia

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Nei fatti alla formazione del patrimonio librario concorsero da subito due donazioni importanti pervenute una dallo stesso re Carlo Emanuele, che diede alla Biblioteca dell'Università Cagliaritana libri tratti dalla sua biblioteca privata, l’altra dal ministro Bogino che parimenti regalò gran parte della sua biblioteca.
Bogino con molta lungimiranza nel programmare la composizione del patrimonio librario della neonata Biblioteca, impose alla Reale Stamperia di Torino l'obbligo di donare copia degli stampati, promuovendo lo stabilirsi della Stamperia Reale a Cagliari con la concessione di diversi privilegi che permisero di aprire l'attività tipografica nel 1770.

Con la soppressione della Compagnia di Gesù, stabilita nel 1773 dalla bolla emanata dal Pontefice Clemente XIV, la Dominus Redemptor noster, si sancì soppressione della Compagnia di Gesù ed i fondi librari posseduti dai collegi gesuitici, grazie all'intervento del vicerè conte di Lascaris di Castellar confluirono nella neonata Biblioteca Cagliaritana ove furono consegnati al responsabile i fondi librari dei collegi cittadini di San Michele, S. Teresa e S. Croce. Da quest'ultimo provenne la parte più importante del patrimonio antico attualmente posseduto, la preziosa raccolta libraria e manoscritta appartenente in origine al giureconsulto Monserrato Rossello. A questi fondi librari si aggiungeranno successivamente altre preziose raccolte provenienti sia da privati come Ludovico Baylle nel 1843, Giovanni Spano, Giuseppe Todde, Gavino Scano ed altri. A questi fondi si aggiunsero dopo l’emanazione del RD del 7 luglio 1866 n. 3036, che stabiliva la soppressione delle corporazioni religiose, i loro patrimoni bibliografici destinati a confluire nelle biblioteche comunali, provinciali e governative come era in quel momento proprio l'Universitaria di Cagliari, dove pervennero i libri ed i manoscritti dei conventi cagliaritani degli Scolopi, dei Mercedari, dei Carmelitani e dei Domenicani. Nel corso di un secolo si avvia passo passo la formazione dell'articolato patrimonio bibliografico soprattutto antico e manoscritto, a cui si darà spazio nella voce apposita.

All'iniziale nucleo di libri donati dal Sovrano e dal Ministro, la Biblioteca passò da circa 8000 unità dell'inizio dell'800 a circa 70.000 alla fine del secolo, in un crescendo costante sino a giungere ai livelli attuali in cui il patrimonio è numericamente così costituito:

  • N. 6200 tra manoscritti, codici, carte sciolte, pergamene, lettere etc.
  • N. 650.000 tra volumi ed opuscoli (di cui n. 226 incunaboli, n. 5318 edizioni del '500, stampati musicali, tesi di laurea)
  • N. 5382 periodici tra correnti e estinti


A questo patrimonio bibliografico tradizionale si sono aggiunti nel tempo microfilm, cd-rom e prodotti digitali.

Il patrimonio bibliografico conservato è impreziosito e in una certa misura variato, da un importante fondo di grafica costituitosi nel tempo grazie ad un’iniziativa del direttore in carica nell'immediato dopoguerra. Infatti nel 1944 la Biblioteca, diretta temporaneamente da Nicola Valle, acquisì un imponente patrimonio artistico da parte di incisori sardi, tanto imponente da esigere la creazione di una sezione monografica, costituita per conservare e far consultare tale documentazione in modo appropriato. Fu anche l’occasione per poter avere la disponibilità di uno spazio ove organizzare, col patrimonio custodito e grazie alla fattiva ed entusiastica collaborazione degli autori incisori e pittori, manifestazioni artistiche.

Nei fatti la Biblioteca creò ed allestì un vero proprio museo di diretta competenza, che avviò la sua attività nel 1948, durante la direzione di Renato Papò, che, in accordo con l'Amministrazione Comunale che aveva reso disponibili dei locali, aprì il Gabinetto delle Stampe, in locali autonomi, prospicienti il corpo centrale della Biblioteca, esattamente di fronte all'ingresso in via Università 35, dedicandolo all'artista Anna Marongiu Pernis, deceduta prematuramente nel 1941, le cui acqueforti, donate dalla famiglia, avevano fondato parte del costituendo patrimonio artistico della Biblioteca. In tempi attuali gli eredi Marongiu hanno completato la donazione regalando i preziosi rami originali dell’artista.

A questo nucleo di acqueforti si unirono i lavori donati da parenti di artisti defunti o dagli stessi ancora viventi al momento , come fece Felice Melis Marini, che offrì un imponente corpo di incisioni della sua produzione, oltre a collaborare fattivamente alla gestione del Gabinetto, come pure fecero Guido Cavallo e Franco d’Aspro a cui si debbono alcune delle opere di scultura attualmente esposte nella Biblioteca Universitaria. Il catalogo del fondo artistico del Gabinetto, redatto e pubblicato nel 1951, documenta la consistenza della raccolta, composta originariamente da circa 1000 pezzi tra acqueforti, litografie, xilografie, punte secche e disegni a matita, ma anche quella degli artisti che lo hanno prodotto, 60, tra cui si ricordano a titolo di esempio: S. Dessy, M. Delita, C. Pirisi, C. Floris, B. Ardau Cannas, V. Pisano, G. Biasi, A. Mura, R.A. Oppo, F. Melis Marini, R. Branca, G. Cavallo, T. Geic.
Nel tempo il fondo si è accresciuto grazie a ulteriori acquisizioni tra cui si ricordano C. Nivola, G. Pisano, P. Pantoli, M. Mibelli. Il catalogo del nucleo originario è anche documento del luogo, il Museo Gabinetto, ancora visitabile, seppure solo virtualmente tramite le tavole che riproducono oltre una selezione di opere artistiche, la sede stessa, fotografata in diversi punti, con i suoi arredi e le suppellettili quali un torchio per le incisioni.

Purtroppo il Gabinetto Museo pur nella sua importante attività, e seppure allocato in locali appositi molto suggestivi, cessò di funzionare a causa di alternativi progetti di riorganizzazione dell'Istituto che imposero l'abbandono dei locali e la sua chiusura, e sia il materiale cartaceo che quello scultoreo vennero trasferiti e conservati nella Biblioteca dove ancor oggi attendono una collocazione idonea che ne valorizzi i contenuti.

La storia della Biblioteca è anche quella della sua organizzazione e di quanto realizzato per la piena fruizione del patrimonio: in una parola era necessario attivare una biblioteca funzionante ove il patrimonio accumulato fosse disponibile attraverso cataloghi e repertori, secondo un regolamento e sotto le direttive di un responsabile.
Pertanto ritornando all'atto della creazione istituzionale della Biblioteca si può sommariamente ripercorrere l’iter organizzativo attraversato in due secoli. Innanzi tutto all'indomani della istituzione fu prescelto un responsabile per governarla e la scelta cadde su uno dei docenti dell'Ateneo, Giacinto Hinz, professore dal 1770 di Sacra Scrittura, a cui si deve nel 1785 la formazione del primo regolamento della Biblioteca che fu aperta formalmente al pubblico nel 1792.

Di fatto Giacinto Hinz, seppure fosse uno studioso di altissimo livello operò guidato fondamentalmente dagli interessi della sua formazione, prediligendo la sacra scrittura, le lingue orientali e la letteratura classica, greca e latina, così che, come sostenne più tardi Pietro Martini a causa del quasi esclusivo trasporto dell'Hinz per gli studi biblici, non solo non furono eseguiti lavori di catalogazione perfetti, ma si trasandarono gli altri generi del sapere così da vedere completamente trascurate le lettere italiane e le scienze che proprio nel secolo XVIII avevano fatto immensi progressi.
Alla morte di Giacinto Hinz nel 1811, seguirono anni di vacanza nella sostituzione del primo prefetto, a cui subentrò, solo nel 1820, Domenico Alberto Azuni seguito da Ludovico Baylle, Giovanni Spano, Vittorio Angius, Pietro Martini, Vincenzo Angius, Patrizio Gennari, Erasmo Severini, sino ad Adolfo Avetta. Quest’ultimo ricostruì la storia della Biblioteca pubblicandola come memoria circostanziata in otto puntate, dal maggio all'agosto 1894 sul periodico Il popolo Sardo col titolo La nostra Biblioteca Universitaria. Memoria da cui si attingono notizie che altrimenti sarebbero restate ignote in quanto per redigere questo lavoro l'autore adoperò fonti archivistiche oggi ancora indisponibili in quanto conservate nell'Archivio dell'Università degli Studi di Cagliari.

L'elenco dei direttori appena riportato, carente di coloro che la diressero nel secolo XX, rimanda alla loro biografia scientifica di un certo qual valore ed in gran parte nota, biografia che però manifesta la quasi unanime carenza di quella competenza tecnica biblioteconomica di cui si è già dato conto, all’epoca ben poco richiesta, necessaria tuttavia per ricoprire in modo adeguato quel ruolo. Tra questi la figura forse più significativa ed importante fu senza dubbio quella di Pietro Martini a cui competenza tecnica e cultura storica gli consentirono dal 1842, dopo le dimissioni di Giovanni Spano, di operare per far diventare la Biblioteca Universitaria una biblioteca di lettura e studio così come il suo predecessore l'aveva avviata, redigendo i primi lavori biblioteconomici ed aprendo gli orizzonti culturali della Biblioteca di Cagliari.
Sono noti i rapporti intessuti con altre biblioteche del continente, Pisa, Firenze, Bologna, Modena, Parma e Milano, rapporti onde regolarsi nell'acquisto di giornali letterari, opere accreditate di scienze progressive ecc. e di studiare nuovi metodi di classificazione.

La gestione di Pietro Martini, durata 25 anni, portò l'Istituto ad assumere quel ruolo che era stato la base ispiratrice della fondazione della Biblioteca Universitaria grazie alla competenza ed all'abnegazione del suo responsabile e grazie anche a tutti i lavori biblioteconomici che portarono il patrimonio ad essere noto e così poter essere studiato. Di lui resta una preziosa testimonianza professionale, biblioteconomica a tutto tondo, la relazione che fece al Magistrato Sopra gli Studi, pochi mesi dopo la sua nomina a Bibliotecario nel gennaio 1843, poco prima che venisse incaricato Presidente della Biblioteca Universitaria con l'espressione d’epoca.
L'effetto fu quasi immediato sia perché vennero stanziati fondi mai destinati prima alla biblioteca, ma anche perché questa relazione conteneva in nuce una totale riforma della biblioteca stessa a cui Martini diede organizzazione sia del materiale che della sua attività sino ad allora ignorate.
Alla sua morte nel 1866 lo sostituì V. Angius che proseguì nei lavori biblioteconomici e al quale successe nel 1875 P. Gennari, docente universitario di botanica che la diresse sino alla nomina di presidente dell'abate E. Severini nel 1881 e sino al 1892. Entrambi si adoperarono per aumentare la dotazione ed intrapresero lavori di ordinamento, inventariazione e catalogazione. Coi successori, A. Avetta (1893-1895) e soprattutto A. Capra (1895-1928) si avvia un nuovo tipo di direzione della Biblioteca Universitaria che come sostenne uno dei direttori del secolo XX Graziella Delitala, al direttore oramai si chiedeva competenza professionale più che erudizione. Su questa impronta furono le direzioni di Gino Tamburini, Bianca Bruno, R. Papò, A. Guarino, P. Benvenuti, L. Balsamo e dal 1962 G. Sedda Delitala che restò in servizio sino al 1996.
Fu a questo Direttore che si deve l'ampliamento degli spazi, l'organizzazione in servizi e la stipula di un accordo storico con l'Università degli Studi di Cagliari. Accordo ancora vigente che sembrava regolare il rapporto tra due Istituzioni che sino al 1975, anno di istituzione del MIBAC a cui la biblioteca afferì, avevano condiviso la comune appartenenza al Ministereo della Pubblica Istruzione. Il resto è storia contemporanea.

Dal punto di vista giuridico normativo la Biblioteca Universitaria di Cagliari, istituita come già descritto con un provvedimento regio di riforma dell’Università di Cagliari, ne seguì lungamente le sorti, cioè quelle di una biblioteca che poco poteva condividere con altre seppure tutte parte del Regno di Sardegna. Ma a partire dal 1861 con l'unità d'Italia, la Biblioteca era entrata a far parte di un sistema bibliografico statale che, nato ed organizzato in modo differente nei diversi Stati preunitari, aspira ad avere un'impronta generale unica seppure nel rispetto di ruoli e caratteristiche originali.
Le Biblioteche vengono assegnate al Ministero della Pubblica Istruzione transitando in diverse Divisioni, sottoposte a indagini ed a proposte riorganizzative che progettavano la risoluzione dei problemi più diversi. Il primo atto formale fu l'emanazione del primo regolamento organico delle Biblioteche Italiane pubblicato con RD n. 5368 /1869 nel quale si formalizza una classificazione delle Biblioteche Governative, cioè statali, divise in due classi alla prima delle quali è assegnata quella di Cagliari.
A pochi anni di distanza un ulteriore regolamento venne pubblicato con RD. N. 2974 del 20 gennaio 1876, nel quale l’articolazione dell'intero comparto bibliotecario italiano muta pur mantenendo ben chiara la distinzione tra le biblioteche Nazionali, che ancor oggi mantengono ruoli più importanti e quelle annesse ad istituti, università e accademie, cioè quelle che ancor oggi sono perlopiù sedi non dirigenziali, dipendendo in modo più condizionato dall'Amministrazione Centrale.
Nel corso del tempo altri regolamenti vennero emanati sino a quello ancora vigente promulgato con un DPR nel 1967 n. 1501. In quest'ultimo permangono le distinzioni tra le Biblioteche tra cui L'Universitaria di Cagliari che al tempo nonostante fosse legata all'Ateneo Cagliaritano, quindi non avesse riconosciuto il ruolo di Nazionale, ebbe una posizione leader in Sardegna, mantenendo il grado di Biblioteca come sede dirigenziale proprio per questo sino al 2001 quando fu declassata al ruolo attuale.
Dal 1975 però la Biblioteca era già entrata a far parte di un nuovo Ministero, passando dalla Pubblica Istruzione al Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali, Ministero istituito con DPR n 805/1975 nel quale è stabilita la sua organizzazione in uffici centrali e periferici, a cui appartengono le Biblioteche Pubbliche Statali.
La Biblioteca Universitaria di Cagliari da quel momento è acquisita ad istituto culturale regolata da una normativa specifica cioè il Regolamento Organico delle Biblioteche Pubbliche Statali emanato già nel 1967 con DPR n. 1501 seguito dal nuovo regolamento emanato nel luglio 1995 con un DPR n. 417, ancor oggi in larga misura valido ed applicato nonostante il susseguirsi delle riforme interne ministeriali, il superamento di certe attività obsolete e le istanze nuove che si sono affrontate soprattutto nell'ultimo decennio.